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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

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Pacco bomba, paura alla Bocconi

Rivendicazione anarchica

Ordigno collocato nel tunnel di collegamento con via Sarfatti, l'esplosione solo parziale alle 3 di notte

la procura ha aperto un'inchiesta.

MARONI: "EPISODIO DA NON SOTTOVALUTARE"

2009-12-17

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DG

Studio Tecnico

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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CORRIERE della SERA

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2009-12-17

Al tavolo hanno partecipato prefetto, questore e responsabili delle forze dell'ordine

Attentato Bocconi, vertice sicurezza

Le decisioni: intensificare sorveglianza a obiettivi a rischio e elevare il livello dell'attività investigativa

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Di' la tua sul Forum

L'ingresso della Bocconi giovedì mattina (Fotogramma)

L'ingresso della Bocconi giovedì mattina (Fotogramma)

MILANO - Vertice in prefettura, giovedì mattina a Milano, per discutere le misure da adottare dopo l'attentato fallito all'Università Bocconi, rivendicato dalla Federazione Anarchica Informale. Al vertice erano presenti il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, il questore Vincenzo Indolfi, il comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri colonnello Sergio Pascali e il comandante provinciale della Guardia di Finanza generale Attilio Iodice. Nel corso dell'incontro è stata effettuato un approfondito esame della situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica in città, a seguito del ritrovamento dell'ordigno inesploso ritrovato in un tunnel dell'Università Bocconi. È stato deciso di intensificare i servizi di sorveglianza presso gli obiettivi considerati a rischio e di elevare il livello dell'attività investigativa per prevenire il ripetersi di episodi analoghi. Il prefetto Lombardi ha anche sentito il sindaco Letizia Moratti. con cui ha concordato di seguire congiuntamente l'evolversi della vicenda.

Bomba alla Bocconi

Bomba alla Bocconi Bomba alla Bocconi Bomba alla Bocconi Bomba alla Bocconi Bomba alla Bocconi Bomba alla Bocconi Bomba alla Bocconi

L'ORDIGNO - Gli uomini della Digos stanno lavorando ad una informativa da trasmettere alla procura di Milano su quanto accaduto alla Bocconi. L'informativa arriverà sul tavolo del procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro che coordina le indagini. Stando ai primi accertamenti l'ordigno, costituito da un cilindro metallico infilato all'interno di una conduttura per tubi elettrici che si trova nel tunnel dell'università, sarebbe esploso solo in parte, e in particolare nel suo innesco. L'esplosivo, invece, circa un chilogrammo di polvere simile alla dinamite, sarebbe rimasto intatto. Ciò si spiegherebbe col fatto che il rudimentale ordigno sarebbe stato costruito male, anche se il timer ha funzionato perfettamente. Resta ora da capire come sia stato possibile collocare la bomba nel tunnel dell' università, aperto dalle 7 alle 20 e di solito molto frequentato dagli studenti che lo usano per passare dalla scuola di direzione aziendale o dal pensionato alle aule dell'ateneo.

LA FEDERAZIONE ANARCHICA ITALIANA SI DISSOCIA - "Il nome degli anarchici viene strumentalmente associato a deliranti rivendicazioni che accompagnano detonazioni e fiammate", scrive su Indymedia la Federazione Anarchica Italiana, che ha lo stesso acronimo, Fai, del gruppo Federazione anarchica informale che ha rivendicato l'ordigno collocato all'università Bocconi di Milano e il pacco bomba inviato al Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia). "La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana (Fai) - si legge nel messaggio - denuncia la natura oggettivamente provocatoria e antianarchica delle esplosioni di Milano e Gradisca d'Isonzo". L'acronimo Fai, si legge ancora, "associato a una presunta "Federazione anarchica informale", torna a essere vigliaccamente utilizzato per creare confusione e gettare discredito sull'impegno quotidiano profuso a viso aperto dai militanti e dai simpatizzanti della Federazione Anarchica". Nel comunicato, tra le altre cose, si esprime "tutto il nostro sdegno per l'infamia di questi atti, funzionali alle logiche del potere".

 

17 dicembre 2009

 

 

 

 

 

la procura ha aperto un'inchiesta. MARONI: "EPISODIO DA NON SOTTOVALUTARE"

Pacco bomba, paura alla Bocconi

Rivendicazione anarchica

Ordigno collocato nel tunnel di collegamento con via Sarfatti, l'esplosione solo parziale alle 3 di notte

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L'università Bocconi (Emblema)

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MILANO - Un pacco contenente un ordigno è stato trovato mercoledì mattina, parzialmente esploso, all’università Bocconi a Milano. Il pacco bomba conteneva dell'esplosivo (due chili di dinamite secondo il volantino, ma è da verificare) collegato a un timer, e si trovava in un'intercapedine tra uno sgabuzzino e un corridoio sotterraneo. Alle 3 della notte tra martedì e mercoledì l’ordigno è esploso, ma solo in parte, a quanto pare per un difetto del congegno elettronico. La rivendicazione è arrivata alle 13 di mercoledì con una telefonata anonima e un volantino al quotidiano "Libero". La firma è della "Federazione Anarchica Informale", che in passato aveva firmato altri pacchi bomba, nell’ambito di azioni dimostrative tese a non colpire le persone. La Procura ha aperto un'inchiesta e attende l’informativa della Digos di ricostruzione dei fatti, che con ogni probabilità arriverà giovedì mattina sul tavolo del procuratore aggiunto Armando Spataro.

NEL MIRINO I CENTRI PER IMMIGRATI - Il volantino reca le firme "Sorelle in armi - Nucleo Mauricio Morales/Fai", è intitolato "Operazione Eat the Rich - Fuoco ai Cie" e si conclude con la minaccia: "Chiudere subito i centri di identificazione ed espulsione o inizierà a scorrere il sangue dei padroni". La stessa firma "Federazione Anarchica informale" è apparsa martedì su una busta contenente un portafoglio imbottito di polvere esplosiva, deflagrato sulla scrivania del direttore del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d'Isonzo (Gorizia). Tra gli obiettivi indicati nella rivendicazione il Cie e strutture collegate. La busta, gialla e di 25 centimetri per 15, aveva dei francobolli, ma era priva del timbro postale, l'indirizzo era scritto a macchina. La polvere esplosiva era del tipo usato per i petardi e l'innesco era elettrico. La deflagrazione se il direttore del Cie, Luigi Del Ciello, non fosse stato pronto di riflessi gettando la busta sulla scrivania, avrebbe potuto fare anche molto male, se ad esempio fosse avvenuta vicino al viso.

MARONI: "EPISODIO DA NON SOTTAVALUTARE" - Secondo Roberto Maroni, intervenuto al Tg1, questo episodio "non è da sottovalutare, è una cosa seria che si articola in una serie di azioni in varie città, a Milano, in Friuli, ma anche a Firenze ed in altri luoghi. Prestiamo grandissima attenzione a queste iniziative, monitoriamo sempre e studiamo misure da prendere per evitare che si diffondano sul territorio". Anche questo episodio, secondo il ministro, è "in qualche modo riconducibile a un clima di esasperato scontro che va ridimensionato". Il ministro dell'Interno ha rivolto un nuovo appello a moderare i toni del dibattito politico perché, ha detto, "noi dobbiamo evitare assolutamente atti emulativi come quello di Milano e come quello alla Bocconi". Secondo maroni si tratta comunque di un episodio

L'ALLARME NELLA NOTTE - Secondo quanto riferito dall'università, non ci sono stati danni a cose o persone e lo scoppio, che ha causato la caduta di qualche calcinaccio, è avvenuto nel tunnel tra via Sarfatti e via Bocconi, che di notte viene chiuso. Ad avvertire la polizia intorno alle 3.15 di notte è stato il custode della Bocconi, dopo aver sentito un violento colpo. Nel primo sopralluogo compiuto dagli agenti delle Volanti si è pensato ad un corto circuito, ma la successiva analisi compiuta dagli artificieri ha permesso di ritrovare parti di un tubo e di esplosivo non detonato. Secondo gli esperti si tratta di uno dei più classici ordigni rudimentali, composto da un cilindro metallico di circa 25 centimetri con un innesco elettrico, visto che dal manufatto uscivano dei fili. I pochi danni causati sono dovuti probabilmente all'imperizia con la quale questo detonatore elettrico è stato fabbricato. Quanto all'esplosivo, se da una parte la rivendicazione giunta a Libero parla esplicitamente di "due chili di dinamite", i primi esami della scientifica non possono ancora dire con certezza di che composto si tratti. Mercoledì mattina il passaggio tra i due edifici è stato chiuso per qualche ora per consentire gli accertamenti degli artificieri, poi è stato riaperto è si è svolta regolarmente l'inaugurazione di "Bag", la nuova "Bocconi Art Gallery".

IL TESTO DEL VOLANTINO - "16 dicembre ore 3.00 AM, Milano, 2 kg di dinamite porteranno rivolta e distruzione". Comincia così il volantino di rivendicazione. "Chi non terrorizza si ammala di terrore", si legge ancora nel documento. "Abbiamo scelto di colpire dove meno ve lo aspettate. In una fredda notte d'inverno il fragore di una esplosione illumina la parola solidarietà, che torna al suo giusto significato concretizzandosi nell'attacco a un avamposto del dominio, dove si formano i nuovi strumenti e apparati del capitale, dove si affilano le armi che taglieranno la gola agli sfruttati". "L'indignazione morale - continuano gli autori del volantino - per la costruzione di sempre nuovi campi di concentramento nel "civilissimo" occidente di inizio ventunesimo secolo, si trasforma in azione. Non coltiviamo eroismi, con questa nostra prima azione condividiamo semplicemente i rischi che sorelle e fratelli migranti vivono quotidianamente sulla loro pelle. Che la paura cambi di segno, siano ricchi e potenti a tremare, noi a ballare".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

il rapporto dell'intelligence italiana

La Federazione anarchica informale,

tanti gli attentati negli ultimi anni

La sigla è stata tra le più attive nel panorama dell'eversione: pacchi bomba anche contro Prodi

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Pacco bomba, paura alla Bocconi. Rivendicazione anarchica

Una rivendicazione della Federazione anarchica informale (Ansa)

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MILANO - La Fai (la sigla sta per Federazione anarchica informale) - che ha rivendicato l'ordigno piazzato all'Università Bocconi di Milano e il pacco bomba al Cie di Gradisca d'Isonzo - "ha rappresentato, negli ultimi anni, la principale minaccia terroristica di matrice anarco-insurrezionalista a livello nazionale", ma nel 2008, così come nel 2007, è proseguito il suo "silenzio operativo". È quanto affermano i servizi segreti nell'ultima Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza consegnata al Parlamento. "In generale - sottolineano gli organismi di intelligence - a fronte di un significativo aumento delle iniziative intimidatorie (missive, atti vandalici, ecc...), si è registrata una flessione nel numero degli attentati veri e propri, in ragione anche dei successi dell'azione di contrasto e della continuità nel dispositivo di prevenzione".

SIGLE ATTIVE - Una considerazione che riguarda sia la Fai che il Fronte rivoluzionario, considerate le "sigle più attive nel recente panorama eversivo", soprattutto "nelle regioni del centro-nord". Secondo l'Aisi (l'Agenzia informazioni e sicurezza interna), nonostante la "prolungata stasi" della Fai, l'area anarco-insurrezionalista si conferma comunque "l'area eversiva più vitale", caratterizzata da "una serie di attentati di basso profilo operativo, non rivendicati, in danno di obiettivi-simbolo delle campagne libertarie contro la "repressione e lo sfruttamento ambientale". La Federazione anarchica informale - che aveva firmato anche le scritte contro il commissario Calabresi comparse lo scorso maggio sui muri di alcuni edifici a Torino - venne alla ribalta nel dicembre 2003, quando rivendicò gli attentati con pacchi bomba all'allora presidente della Commissione europea Romano Prodi. Attribuite alla stessa sigla anche le azioni criminose nei confronti del presidente della Banca centrale europea ed alle sedi di Europol ed Eurojust. Negli anni successivi si è inoltre resa responsabile, in associazione con sigle diverse, di numerosi attentati dinamitardi in varie località del territorio nazionale. Tra gli obiettivi un commissariato di polizia, a Genova-Sturla, caserme dei carabinieri, a Milano e quella del Ris di Parma, la casa circondariale di San Vittore e un'agenzia di lavoro interinale. Plichi esplosivi rivendicati dal Fai vennero inviati, nell'aprile del 2004, agli allora vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e successivamente al direttore di un'associazione che opera presso il Cpt di Modena e al sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Carceri e Centri di identificazione per immigrati sono, infatti, tradizionalmente obiettivi dell'azione anarco-insurrezionalista.

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

morales era un anarchico cileno morto il 22 maggio mentre trasportava una bomba

Richiami romantici nelle sigle anarchiche

"Sorelle in armi" fa riferimento all'omonimo film Usa sulle crocerossine del 1943

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Pacco bomba, paura alla Bocconi. Rivendicazione anarchica

Mauricio Morales

Mauricio Morales

MILANO - Il volantino di rivendicazione dell'attentato alla Bocconi di Milano, oltre ad essere firmato dalla Federazione anarchica informale ha la firma anche di "Sorelle in armi" e del "Nucleo Mauricio Morales".

SORELLE IN ARMI - La prima sigla "Sorelle in armi" si riferisce al titolo italiano del noto film del 1943 (So Proudly We Hail!) diretto da Mark Sandrich con Claudette Colbert, Paulette Goddard, Veronica Lake. Film di propaganda contro le forze dell'Asse tutto dedicato alle crocerossine di stanza nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale. Definito dal grande critico cinematografico statunitense James Agee "Probabilmente il film più implacabilmente accurato mai fatto su quel che la guerra appare attraverso le lenti di un romanticismo da settimanale per casalinghe" ebbe anche una candidatura all'Oscar nel 1944.

MAURICIO MORALES - L'altra sigla fa riferimento a Mauricio Morales, l'anarchico cileno morto a 27 anni il 22 maggio del 2009 a Santiago del Cile mentre trasportava una bomba verso la locale scuola della polizia. Morales si trovava nelle vicinanze della "Escuela de Gendarmeria", in Avenida Matta di Santiago del Cile, presumibile obiettivo dell'attentato, quando la bomba esplose uccidendolo all'istante. Il giorno dopo la sua morte i suoi compagni fecero comparire uno striscione: "Trasformiamo il nostro dolore in rabbia e la nostra rabbia in polvere nera". Oggi, sette mesi dopo, qualcuno, all'altro capo del mondo, sembra aver voluto mantenere quell'oscura promessa. Raccontando della sua tragica fine, i compagni del "Centro Social Okupado y Biblioteca Sacco y Vanzetti" di Santiago scrivono: "Mauricio Morales, un nostro fratello, è morto questa mattina. Trasportava un ordigno esplosivo che è detonato sulla sua schiena, ammazzandolo all'istante. Si presume che la nefasta istituzione della Gendarmerìa fosse l'obiettivo del suo attacco. È morto da guerriero, affrontando senza timori e senza cedimenti qualsiasi forma di potere. Ha deciso di trasformare il suo odio in azione, trasformando la sua vita quotidiana in un costante combattimento contro l'esistente. Pubblicazioni, appoggio diretto ai compagni prigionieri, diffusione della letteratura anarchica e antiautoritaria, assemblee di propaganda delle idee, sono stati i coltelli che ha affilato nella sua esistenza. Ha cercato di dare il suo apporto in diverse maniere alla distruzione di questa società basata sulla logica del potere e dello sfruttamento. Il dolore strazia i nostri cuori in questi momenti, ma è importante non demoralizzarsi, non cadere nel letargo provocato dalla perdita di un compagno".

 

16 dicembre 2009

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-12-17

L'ordigno era costruito con due chilogrammi di dinamite, viti e bulloni

E' esploso solo parzialmente ed era nascosto in un corridoio dell'ateneo

Pacco bomba alla Bocconi di Milano

Azione rivendicata dagli anarchici

La Federazione anarchica informale: "Chiudete i Centri di espulsione"

Maroni: "Azione seria da non sottovalutare. La Digos: "Avrebbe potuto provocare danni ingenti"

Pacco bomba alla Bocconi di Milano Azione rivendicata dagli anarchici

Il volantino di rivendicazione del pacco bomba

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Multimedia

* IL VOLANTINO

* LE IMMAGINI

MILANO - Esplode un pacco bomba all'università Bocconi di Milano. Uno scoppio parziale dovuto ad un difetto nella costruzione. E' deflagrato solo l'innesco dell'ordigno costruito con un tubo riempito da due chilogrammi di dinamite, viti e bulloni, regolati da un timer e abbandonati all'interno di una nicchia in uno dei corridoi tra l'edifico di Via Sarfatti e la scuola di Management dell'ateneo. Un'azione che il ministro dell'Interno Roberto Maroni ritiene "da non sottovalutare". "Avrebbe potuto provocare danni ingenti alle cose", hanno detto gli analisti della Digos.

La rivendicazione. Una lettera della Fai, la Federazione anarchica informale, ha rivendicato l'attentato. In un volantino depositato questo pomeriggio nella cassetta della posta della redazione milanese del quotidiano Libero, le "Sorelle in armi - Nucleo Mauricio Morales/FAI", annunciano la campagna terroristica contro la politica del governo per l'immigrazione".

Il volantino. Sotto il titolo "Fuoco ai Cie", i centri di identificazione ed espulsione, gli anarchici scrivono: "Chiudete subito i centri di espulsione o inizierà a scorrere il sangue dei padroni". Usano un lessico violento, tipico dei bollettini delle formazioni terroristiche: abbiamo scelto la Bocconi perché è "un avamposto dove si formano i nuovi apparati del capitale, dove si affilano le armi che taglieranno la gola agli sfruttati. Con questa prima azione condividiamo semplicemente i rischi che sorelle e fratelli migranti vivono quotidianamente sulla loro pelle".

La frase di De André. E' trascritto il giorno e l'ora in cui sarebbe scoppiato l'ordigno, e una frase tratta dalla canzone "Il bombarolo" di Fabrizio De André: "Chi non terrorizza si ammala di terrore". Sotto la firma, uno "smile" disegnato a penna.

"Sembrava un corto circuito". Il timer del pacco bomba era sincronizzato sulle 3 della scorsa notte.

L'ordigno era piazzato in un corridoio che a quell'ora di notte era chiuso: "Non potevano esserci danni alle persone", ha assicurato il rettore Guido Tabellini. Dapprima lo scoppio è stato scambiato dal custode dell'università per un corto circuito ma l'intervento degli artificieri della polizia ha svelato la vera natura della deflagrazione. I danni provocati sono rimasti contenuti ma solo perché un difetto nella costruzione ha evitato la detonazione della dinamite.

Busta esplosiva. Stessa firma, "Federazione Anarchica informale", era apparsa una settimana fa su una busta contenente un portafoglio imbottito di polvere esplosiva, deflagrato sulla scrivania di Luigi Del Ciello, direttore del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) che si è accorto del pericolo ed ha allontanato in tempo l'ordigno.

"FAI sigla attiva". La procura di Milano ha aperto un'inchiesta sul pacco bomba alla Bocconi. Per ora l'indagine è contro ignoti, ma la Fai che ha rivendicato i due attentati è ritenuto dai Servizi segreti una delle "sigle più attive nel recente panorama eversivo", soprattutto "nelle regioni del centro-nord".

Attentati dal 2003. La Federazione anarchica informale - che aveva firmato anche le scritte contro il commissario Calabresi comparse lo scorso maggio sui muri di alcuni edifici a Torino - venne alla ribalta nel dicembre 2003, quando rivendicò gli attentati con pacchi bomba all'allora presidente della Commissione europea Romano Prodi.

Obiettivi caserme e carceri. Attribuite alla stessa sigla anche le azioni criminose nei confronti del presidente della Banca centrale europea ed alle sedi di Europol ed Eurojust. Negli anni successivi si è resa responsabile, in associazione con sigle diverse, dell'attentato alla caserma della Polizia a Genova-Sturla, in altre caserme dei carabinieri a Milano e in quella del Ris di Parma; contro la casa circondariale di San Vittore e un'agenzia di lavoro interinale.

Contro i CIE. Carceri e Centri di identificazione per immigrati sono tradizionalmente obiettivi dell'azione anarco-insurrezionalista. Plichi esplosivi rivendicati dal Fai vennero inviati, nell'aprile del 2004, agli allora vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e successivamente al direttore di un'associazione che opera presso il Cpt di Modena e al sindaco di Torino Sergio Chiamparino.

(16 dicembre 2009) Tutti gli articoli di cronaca

 

 

 

 

Pacco-bomba esplode in Bocconi

la Digos: "Poteva fare molto male"

Nell'ateneo milanese oggi pomeriggio era in programma l'inaugurazione di una mostra d'arte. Per fortuna è scoppiato solo l'innesco dell'ordigno

Il tunnel in cui è scoppiata la bomba

Il tunnel in cui è scoppiata la bomba

Tornano le bombe anarchiche: un pacco bomba al Centro immigrati di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) e un ordigno rudimentale nella notte all'università Bocconi di Milano: il primo intercettato dal direttore della struttura e scoppiato senza far danni e il secondo esploso solo in parte in un tunnel dell'ateneo, con danni limitatissimi. Su entrambi gli attentati la stessa firma: quella del Fai (Federazione anarchica informale), un gruppo che ha rappresentato, come affermano i servizi segreti, "negli ultimi anni, la principale minaccia terroristica di matrice anarco-insurrezionalista a livello nazionale".

GUARDA La rivendicazione di Gradisca

Tra il 2003 e il 2006 tante le azioni rivendicate dal Fai, tra cui le due bombe esplose nelle vicinanze della casa dell'allora presidente della commissione Ue, Romano Prodi, a Bologna e il pacco esplosivo recapitato a Eurojust a Bruxelles. E' anche per questo, forse, che il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, afferma che il ritorno degli ordigni degli anarco-insurrezionalisti "non è da sottovalutare, è una cosa seria che si articola in una serie di azioni in varie città, a Milano, in Friuli, ma anche a Firenze e in altri luoghi".

L'ordigno alla Bocconi e il pacco-bomba al Cie di Gradisca sono stati accompagnati dalla stessa rivendicazione: nei volantini si parla di lotta al capitalismo, di attacco ai Cie, "nuovi campi di concentramento del 'civilissimo' occidente di inizio XXI secolo" e di lotta ai ricchi e al potere. Al Cie di Gradisca il pacco bomba, preceduto da volantini di minaccia, è giunto con un portafoglio imbottito di polvere pirica. Solo la prontezza di spirito del direttore del Centro, Luigi Del Ciello, che si è accorto in tempo dell'innesco, ha evitato il peggio: tutto si è risolto in pochi attimi. Il portamonete era in una busta giallastra, probabilmente spedita dalla provincia di Milano, di 25 centimetri per 15, indirizzata indistintamente al Cie di Gradisca.

 

Un vero ordigno, invece, è quello esploso, solo in parte, alla Bocconi. Un cilindro metallico infilato all'interno di una conduttura elettrica di un tunnel dell'Ateneo, di circa 25 centimetri con un timer. Quanto all'esplosivo, la rivendicazione giunta alla redazione del quotidiano Libero parla esplicitamente di "due chili di dinamite", ma la polizia ha repertato circa un chilo di un composto che potrebbe essere simile alla dinamite. Sicuramente a esplodere è stata della polvere pirica, anche perchè se fosse esplosa la dinamite, sebbene in parte, gli effetti sarebbero stati ben più gravi: plausibile quindi che a esplodere sia stato solo l'innesco.

FOTO Il corridoio dell'esplosione

In ambienti investigativi si fa notare che si è trattato di un'azione dimostrativa: avendo funzionato bene il timer (una sveglietta) e vista l'ora di chiusura del tunnel di passaggio, le 20, l'ordigno non era destinato a provocare vittime. La questura ha disposto una intensificazione della vigilanza nei pressi delle università milanesi.

(16 dicembre 2009)

L'UNITA'

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2009-12-17

Pacco bomba alla Bocconi parzialmente esploso Rivendicano gli anarchici

Un pacco contenente un ordigno è stato trovato questa mattina, parzialmente esploso, nei pressi dell'Università Bocconi di Milano. L'azione sulla cui potenzialità gli inquirenti stanno ancora indagando, sarebbe stata rivendicata da un volantino a firma anarchica con una telefonata anonima al quotidiano "Libero".

Secondo quanto si apprende il plico-bomba aveva un timer puntato sulle 3 di questa mattina, quando sarebbe esploso parzialmente. Il plico è stato poi individuato in una intercapedine tra uno sgabuzzino e un corridoio sotterraneo che collega due edifici dell'Università Bocconi di Milano. Secondo un volantino di rivendicazione il plico bomba era composto da due chili di dinamite, particolare quest'ultimo che deve essere ancora accertato dagli inquirenti. Sempre nello scritto fatto recapitare ad almeno un quotidiano milanese, si fa riferimento a "Sorelle della libertà" e a un gruppo anarchico, "Fai" assente dalle scene da circa due anni.

Il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro ha avviato un'indagine. Il magistrato attende un'informativa della Digos che gli verrà consegnata domani. La rivendicazione è siglata dal Fai (Federazione anarchica informatici), lo stesso gruppo di matrice anarchica che ha rivendicato un ordigno posizionato vicino alle Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gravisca di Isonzo. Nella rivendicazione del plico bomba di Milano, si fa riferimento a due chili di dinamite. L'esplosione nella notte non è stata avvertita da nessuno.

Il pacco bomba con un timer puntato alle ore 03.00 non è esploso per un difetto del congegno elettronico. Il plico era stato sistemato in un'intercapedine tra uno sgabuzzino e un corridoio del sotterraneo della Bocconi che collega due edifici. Il timer era collegato a un tubo contenente dinamite.

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-12-17

Fini: "Superato il livello di guardia Napolitano sia stella polare"

"Il semplice fatto che si debba auspicare un confronto civile, vuol dire che negli ultimi mesi, negli ultimi anni, si era superato il livello di guardia". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il tradizionale scambio di auguri con l’Associazione della stampa parlamentare, aggiungendo che "non è corretto addebitare questa responsabilità all’una o all’altra parte". La terza carica dello Stato ha richiamato l’appello a fermare l’esaperazione dei toni fatto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Credo - ha sottolineato - che non si possa aggiungere nulla a quello che ha detto, sarebbero sufficienti quelle parole". Secondo Fini il monito di Napolitano dovrebbe essere "stella polare per tutti". Se questo auspicio dovesse verificarsi, ha aggiunto, "il nuovo anno comincerebbe davvero in un clima diverso". Fini ha invitato, per un confronto in condizioni politiche diverse, a prendere il monito del presidente della Repubblica come "stella polare".

Il presidente della Camera ha poi commentato l'ipotesi di istituire norme repressive nei confronti delle manifestazioni e del web. "Non credo ci sia necessità di norme aggiuntive, ma solo dell'applicazione di quelle che ci sono. Abbiamo il dovere - continua Fini - di stroncare sul nascere qualsiasi forma di violenza o di istigazione alla violenza. È questo un dovere che dovrebbe essere avvertito da tutti". D'altra parte, spiega il presidente della Camera "una democrazia è tale quando combatte ogni atteggiamento everviso e riesce a garantire tutte le libertà , a partire dal massimo della libertà di espressione che uno dei suoi pilastri".

Quanto al clima politico generale Fini non ha dubbi: "Si è superato il livello di guardia". "Non è il caso di aggiungere altro a ciò che ha detto, in modo ripetuto e meditato, il capo dello Stato - continuato il numero uno di Montecitorio - sarebbe sufficiente che i suoi richiami fossero l'orientamento di tutte le forze politiche per compiere un significativo passo avanti".

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Fini: "Superato il livello di guardia Napolitano sia stella polare"

"Il semplice fatto che si debba auspicare un confronto civile, vuol dire che negli ultimi mesi, negli ultimi anni, si era superato il livello di guardia". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il tradizionale scambio di auguri con l’Associazione della stampa parlamentare, aggiungendo che "non è corretto addebitare questa responsabilità all’una o all’altra parte". La terza carica dello Stato ha richiamato l’appello a fermare l’esaperazione dei toni fatto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Credo - ha sottolineato - che non si possa aggiungere nulla a quello che ha detto, sarebbero sufficienti quelle parole". Secondo Fini il monito di Napolitano dovrebbe essere "stella polare per tutti". Se questo auspicio dovesse verificarsi, ha aggiunto, "il nuovo anno comincerebbe davvero in un clima diverso". Fini ha invitato, per un confronto in condizioni politiche diverse, a prendere il monito del presidente della Repubblica come "stella polare".

Il presidente della Camera ha poi commentato l'ipotesi di istituire norme repressive nei confronti delle manifestazioni e del web. "Non credo ci sia necessità di norme aggiuntive, ma solo dell'applicazione di quelle che ci sono. Abbiamo il dovere - continua Fini - di stroncare sul nascere qualsiasi forma di violenza o di istigazione alla violenza. È questo un dovere che dovrebbe essere avvertito da tutti". D'altra parte, spiega il presidente della Camera "una democrazia è tale quando combatte ogni atteggiamento everviso e riesce a garantire tutte le libertà , a partire dal massimo della libertà di espressione che uno dei suoi pilastri".

Quanto al clima politico generale Fini non ha dubbi: "Si è superato il livello di guardia". "Non è il caso di aggiungere altro a ciò che ha detto, in modo ripetuto e meditato, il capo dello Stato - continuato il numero uno di Montecitorio - sarebbe sufficiente che i suoi richiami fossero l'orientamento di tutte le forze politiche per compiere un significativo passo avanti".

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

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